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La S.V. è gentilmente invitata alla presentazione del libro

ROBERTO BARTALI - LUIGI CARLI - MARCO CLEMENTI - RICHARD DRAKE
FRANCO MAZZOLA - FERNANDO ORLANDI - GABRIELE PARADISI
VLADIMIRO SATTA - SALVATORE SECHI

Le vene aperte del delitto Moro
a cura di SALVATORE SECHI
MAURO PAGLIAI EDITORE


Modera
M
ASSIMO LIBARDI

 

Presentano
MARCO BOATO, deputato e senatore
FERNANDO ORLANDI, direttore Centro studi sulla storia dell’Europa orientale
SALVATORE SECHI, curatore del libro
B
ATTISTA PALESTRA
, magistrato

 

Mercoledì 3 giugno 2009 - ore 17.30
Sala degli Affreschi della Bibioteca Comunale
Via Roma 55, Trento

Le vene aperte del delitto Moro sono le ombre del sistema politico dell’Italia repubblicana. Perciò continuano a incombere su di noi, ci seguono severe e minacciose. Gli autori di questo volume riesplorano domande vecchie e nuove, rimaste senza una risposta.
Perché l’antifascismo, come in tutti gli altri paesi europei, non è stato declinato come anticomunismo? Perché la sinistra italiana ha chiamato domanda di rivoluzione un’inconsolabile richiesta di riforme? Solo dopo il 1974 il Pci cessa ogni comprensione nei confronti dei “compagni che sbagliano”, cioè delle Brigate rosse.
Ma è proprio vero che queste seguirono corsi di addestramento al sabotaggio e alla sovversione nei campi para-militari della Cecoslovacchia? È un mito che ebbero come predecessori, in queste scuole di violenza politica, gli ex partigiani che dopo il 25 aprile 1945 passarono per le armi fascisti, nobili, agrari e preti, facendosi vendetta da sé? Era italiana o russa la lingua di chi redige i primi comunicati a cinque punte?
La morte di Moro ha alimentato una ferace storiografia sulla cosiddetta “eversione atlantica” che si giustappone a quella del Kgb e del terrorismo arabo-palestinese. E se fosse un piatto preparato in casa, tra vecchi e nuovi servizi segreti, clan malavitosi, confraternite massoniche deviate, utilizzando come nella ribollita i pezzi anche meno nobili di un’idea di cambiamento rubricata come una partenogenesi rivoluzionaria?
Ancora una volta il presente funziona come storia.

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