La Maratona di Firenze
«Informatore» online, 22-11-2019, Valentina Vannini
La storia di uno dei protagonisti della maratona di Firenze, raccontata dallo scrittore Francesco Giannoni in esclusiva per i lettori dell'Informatore

Domenica 24 novembre si rinnova l’appuntamento con la corsa di 42 km, che ogni anno richiama nel capoluogo toscano migliaia di sportivi e appassionati di tutto il mondo, in un percorso denso di arte, storia e cultura.
Francesco Giannoni ce la racconta nel suo libro La Maratona di Firenze. I protagonisti (Mauro Pagliai editore) dando voce ai suoi protagonisti, tanti corridori amatoriali – medici e camerieri, sacerdoti e geometri, traduttori e pensionati, impiegati e professionisti – che con grande passione e sudore si cimentano nella gara, ma anche ai tecnici e giornalisti, il comitato organizzatore e gli uomini delle istituzioni che ogni anno rendono possibile questa grande festa dello sport.

Una storia lontana

Le radici di questa corsa risalgono al 490 a.C. quando Filippide (o Fidippide), un ateniese che, secondo Erodoto, corse tutta la distanza per annunciare la vittoria ateniese sui persiani. Al termine della sua fatica morì stremato, subito dopo aver pronunciato la parola “abbiamo vinto“. La gara della maratona è stata rievocata ai giochi della I Olimpiade il 10 aprile 1896 ad Atene. Oggi sono
centinaia le maratone organizzate in giro per il mondo e migliaia gli atleti, professionisti o semplici appassionati, che la corrono.

Due chiacchiere con lo scrittore

Perché uno che non corre ha deciso di scrivere un libro sulla maratona?
Perché è una gara che mi ha sempre affascinato sin da bambino. È stato mio padre a parlarmi per primo della maratona, raccontandomi la storia di Dorando Petri, il maratoneta italiano che a Londra fece la gara, arrivò in testa all’ultimo giro, poi ebbe un momento di crisi ma arrivò comunque al traguardo, anche se sorretto da un paio di persone, tra cui un giudice di gara. Fu squalificato ma è passato lo stesso alla storia. La maratona è una gara di fatica e di sudore, apprezzata da tutti, non c’è tifo contro.
Come hai scelto “i protagonisti”?
È stata una scelta casuale, dal vicino di casa e poi, con il passaparola, gli altri. Gli atleti famosi mi sono stati segnalati da Fulvio Massini, preparatore atletico, guru di tanti maratoneti fiorentini e italiani. Nel libro c’è anche la sua intervista, insieme a quella di Alberto Lucherini, che la maratona l’ha vinta due volte, e Fabrizio Caselli, che l’ha vinta nel 2008.
Cosa rappresenta la Maratona per loro?
Le persone da me intervistate sono atleti
amatoriali (lo stesso Lucherini era autista dell’Ataf) ma tutti mi hanno detto che la maratona è una gara che si corre contro se stessi, l’importante è arrivare in fondo, superando i limiti e le proprie difficoltà.
Tra gli intervistati, chi è quello che ti ha colpito di più per la storia?
Difficile fare classifiche. Dovendo scegliere, Fabrizio Caselli per la sua forza di carattere e Alberto Lucherini, il vincitore delle due maratone, per l’episodio che mi ha raccontato, quando era fianco a fianco con un atleta russo che senza volerlo lo urtò e lo mandò a terra. Il russo però non ripartì finché Lucherini non si alzò, anzi lo aiutò a rialzarsi. Questi episodi ti fanno capire il valore vero dello sport. Tra i meno noti, la storia di Don Menestrina, il parroco maratoneta.
Dopo questo libro continuerai a non correre?
Sì continuerò a non farlo. Correre richiede impegno, e serietà, e mesi di preparazione. Ma ho ancora maggior rispetto per la fatica di questi atleti, soprattutto per gli amatori, perché non vogliono vincere una medaglia ma solo arrivare in fondo. Come mi ha detto uno “anche se sono invecchiato un anno di più, anche questa volta ce l’ho fatta”. La maratona insegna ad accettare le sfide della vita e superarle, ognuno con il suo passo.