Elio De Luca
La Toscana, 01-11-2019, Barbara Lombardi Santoro
Spiritualità e sensualità dell’amore nel ciclo di opere ispirate al Cantico dei Cantici

Il Cantico dei Cantici è il più grande testo d’amore di tutti i tempi, sia dell’amore carnale fra un uomo e una donna, sia dell’amore del popolo ebraico per il suo Dio. Un poemetto di sole 1250 parole considerato il canto sublime dell’amore e della vita. Ispirandosi a questo capolavoro universale, Elio De Luca, artista sensibile e di grande cultura, ha realizzato un ciclo di opere presentato nella mostra intitolata Amore, Cantico dei Cantici che dopo due tappe, una in Toscana (Lucca Center of Contemporary Art) e l’altra in Ligura (Albenga nelle sedi di Palazzo Oddo e della Torre Viscontea), verrà prossimamente riproposta in altre sedi. Attribuito al re Salomone, celebre per la saggezza, i canti e gli amori, il Cantico dei Cantici fu composto un secolo dopo la nascita di Cristo. «Il mondo inter
o non vale il giorno in cui è stato dato ad Israele il Cantico dei Cantici, perché tutte le scritture sono Sante ma il Cantico dei Cantici è il Santo dei Santi, cioè Santissimo ». Questa era la considerazione presso gli ebrei, secondo la folgorante riflessione del rabbino Rabbi Aqibà. In questo inno meraviglioso l’uomo e la donna trovano tutta l’intensità della relazione amorosa attraverso lo spirito ed il corpo, donandosi l’uno all’altra in un amore totale. La donna è quasi più protagonista dell’uomo e il suo volto è il segno vivo e autentico di un dialogo, di un incontro, di una comunione di vita, pensiero e cuore. Difficile per un artista tradurre in pittura questi sentimenti senza smarrirne il senso e cedere agli aspetti carnali. Elio De Luca ci riesce, senza mai allontanarsi dal piano spirituale, anche nei passaggi più tortuosi. Le sue figure dagli occhi allungati che qualcuno ha
definito “teatro muto”, dominano la scena e coinvolgono l’osservatore così nell’intimo che è impossibile non sentir nascere dentro una grande e sincera emozione. Le tele, per la maggior parte quadrate (150x150 cm), sono dipinte ad olio con foglia d’oro per mettere in risalto la regalità dei personaggi raffigurati. Da questo iconico fondale dorato emergono tracce di colori: rosso vivido, rosa impalpabile, nero sfumato, verde smaltato per la tunica maschile e arancio corposo per il manto femminile. Arabeschi e mattoni dorati e sfrangiati fanno da fondo alla scena. Non si può non provare ammirazione per un artista che ha avuto il coraggio di affrontare un argomento delicato come l’idillio amoroso e l’ebbrezza dei sensi. La mostra è documentata da un catalogo edito da Polistampa, con testi critici di Maurizio Vanni e don Giuseppe Billi e la riproduzione all’interno del Cantico dei Cantici.