La cultura letteraria a Firenze tra Medioevo e Umanesimo
Rivista di Studi Danteschi, 01-07-2018, ––
La selezione dei saggi danteschi di T. risulta assai utile a delineare il ruolo dello studioso nella recente critica dantesca (oltre che, si capisce, viceversa: l'angolo che T. ha ritagliato a Dante nell'ambito della sua attività scientifica). Poiché molti contributi sono già stati oggetto di schede bibliografiche su questa rivista, giova passare in rassegna i soli non ancora segnalati. La scelta operata dai curatori dell'antologia porta a privilegiare la riproposizione in blocco degli ultimi scritti sulle rime, nei quali, com'è noto, a partire dalla
nuova numerazione proposta da Domenico De Robertis, si ipotizza l'esistenza di un “libro delle canzoni” di Dante. L'allestimento di tale silloge per l'A. sarebbe da attribuirsi direttamente all'autore, che le avrebbe dato vita in seguito all'abbandono della composizione del Convivio. Di qui il riconoscimento di tre fasi redazionali della raccolta testimoniate dalla tradizione manoscritta (delle quali la diversa dislocazione di Così nel mio parlar, dapprima in posizioni interne e successivamente accolta a inizio libro in qualità di testo proem
iale, sarebbe il segno evidente) e finalmente, come emerge dal postumo Sul canone delle opere volgari di Dante, il convincimento della netta divisione della produzione lirica dantesca in due corpora, da una parte una silloge compatta, il libro delle quindici canzoni appunto, dall'altra un'appendix incoerente di rime sparse. Questa ipotesi, a partire dalla diffidenza espressa da De Robertis a riconoscere la paternità dantesca della serie, è stata contestata da una parte significativa della critica dantesca e tutt'oggi è ancora oggetto di discussione.