La natura inquieta dell’acquerello
Corriere della Sera - La Lettura, 03-03-2019, Andrea Fanti
Scenari urbani contemporanei attinti dalla realtà o dalla memoria dei numerosi luoghi visitati per lavoro in diverse città europee, alcune italiane, l’attimo colto al volo, l’istantanea che rivela il carattere di personaggi incontrati per caso, scintilla che scocca, esortazione a rappresentare con la tecnica fluida e leggera dell’acquerello il momento che non deve andare perduto. Andrey Esionov con una maestria inarrivabile realizza opere di indicibile leggerezza e complessità come fossero pensieri disincantati e ironici sulla realtà, i gusti, gli atteggiamenti, i modi di vivere il presente delle persone nel contesto urbano, congelando quell’attimo che andrebbe inevitabilmente perso e storicizzandolo in una perfetta rappresentazione pittorica.
All’Accademia delle arti del disegno di Firenze si inaugurerà il 5 marzo la mostra di acquerelli a lui dedicata Neo-nomadi e Autoctoni. Più di cinquanta opere raggruppate per aree tematiche: sono lavori di eccellente esecuzione formale dai quali traspaiono suggestioni simboliche, apparentemente innocue, dal sapore ironico e vagamente canzonatorio. Per anni ha disegnato «sotto voce», mentalmente, mandando a memoria e accumulando immagini che inconsciamente sentiva di dover restituire in modo fisico, al momento giusto, sul foglio di carta.
Andrey Esionov è un artista russo di talento, nato nel 1963 a Tashkent in Uzbekistan, cresciuto in un ambiente orientale, uno scenario dai colori brillanti sia nel paesaggio che nelle decorazioni architettoniche. Nei suoi dipinti si respira una forte tradizione accademica e si palesa un’abilità professionale ad alto livello.
La sua pittura comparve inaspettata nel 2016 e la qualità delle opere risvegliò da subito un forte interesse da parte della critica tanto che Alexander Yakimovich, critico e storico dell’arte, lo presentò come il «fenomeno Esionov». L’allora sconosciuto artista in realtà si era formato a metà degli anni Ottanta, presso l’Università nazionale d’arte e di teatro Alexander Ostrovsky di Tashkent, mostrando un talento non comune per il disegno e la pittura che annunciava una solida carriera. In quegli anni di glasnost’ e perestrojka, in un momento storico di profonda mutazione per l’Unione Sovietica, E
sionov preferì però misurarsi in ambiti diversi, diventando imprenditore e confrontandosi con realtà per lui nuove, nelle varie città europee che frequentava «per assorbire il mondo — come affermerà anni dopo in un’intervista —, per farlo scorrere dentro di sé», per arricchirsi di esperienze. Dopo una ventina d’anni nei quali il disegno è per lui solo un esercizio interiore, emerge con prepotenza il bisogno di «respirare» attraverso la pittura a olio e l’acquerello. Perciò progetta e realizza un atelier e riprende a dipingere. Riacquista in pochi mesi l’abilità e la pienezza di un talento che era solo sopito, valorizzato dalla giovanile formazione accademica. Dipinge ritratti simbolici di russi famosi che contribuiscono a diffondere la sua fama. È una stagione d’inteso lavoro proficuo e di mostre, all’interno di contesti prestigiosi, seguite con interesse dalla critica. Il suo stile figurativo e la sua tecnica magistrale continuano a stupire.
La modalità con la quale si affaccia al mondo dell’arte, dopo una lunga pausa al termine degli studi accademici e la sua completa estraneità alle dinamiche del mercato, gli consentono, da vero outsider, di potersi scegliere gli ambiti e le tematiche sui quali lavorare, senza dover sottostare alle convenzioni di un ipotetico percorso formativo.
L’acquerello è una pratica tradizionale, e per Esionov la maestria con cui domina questa tecnica non è l’aspetto più importante, perché lui reinterpreta il mezzo con una visione più moderna, utilizzando al meglio la capacità selettiva che le mascherature e la pittura sulla carta bagnata offrono. Nell’epoca degli infiniti procedimenti di produzione, dove le immagini sono ottenute con una definizione senza precedenti e da un numero sempre maggiore di soggetti, ma che tradiscono una sconsolante piattezza emotiva, Esionov utilizza un medium che spiazza per la sua classicità, per ribadire la propria presenza nella realtà. I suoi acquerelli non sono semplici reportage, ma offrono uno sguardo attento sull’umanità quasi marginale intenta in attività effimere o anonime consuetudini, parte stessa di uno scenario più complesso rappresentato dal panorama urbano circostante. Esistenze percepite come figure umane inglob
ate in un complesso mosaico che l’artista estrapola, restituendone un’individualità che le rende protagoniste. La sua narrazione per immagini si presta a più livelli di lettura. Lo sguardo dell’artista va oltre l’impeccabile tecnica e la rappresentazione oggettiva di momenti di vita, si spinge verso una figurazione allegorica nella quale affiora una dimensione onirica e metaforica, contrapponendo la modernità e la tradizione nei suoi soggetti. I suoi disegni offrono un punto di vista su un’altra dimensione, al limite dell’inquietudine: un giovane «veleggia» tranquillo e scanzonato in skateboard su una pista d’atterraggio, ignaro del jet alle sue spalle forse non udito; ecco due ragazzotte serene, abbigliate in modo grossolano, daga alla mano, che passeggiano incuranti delle teste da loro mozzate e lasciate sul selciato; un poetico scorcio di Venezia fa da scenario muto all’operosità di un uomo di colore che pulisce guano di piccione; sulla panchina le signore, dal volto stanco e dal corpo sformato, chiacchierano mentre sullo sfondo troneggia un graffito definitivo come una sentenza, no fate, nessun destino. Sono momenti sospesi nei quali la realtà e i fantasmi dell’autore si fondono andando oltre la mera rappresentazione.
C’è un filo che collega le opere di Esionov alla prestigiosa istituzione vasariana, che le accoglie in questa prima personale italiana: il virtuosismo tecnico dei suoi acquerelli è il risultato di un lungo studio e minuziosi disegni a matita che tracciano con precisione gli spazi, i colpi di luce e le tonalità della composizione, un chiaro rimando alla filosofia del Vasari per il quale il disegno è posto al di sopra di ogni altro principio ed è considerato il padre generatore di tutte le arti. «La potenza della luce che irradia dagli ambienti e dalle figure stesse è dunque esaltata, e conferisce un tratto identitario agli acquerelli di Esionov – scrive Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle arti del disegno –. Una chiarità ora diffusa ora lampeggiante pervade le composizioni: una trasparenza interna dà consistenza cristallina alle forme e insieme suscita riflessi fantasmatici, che si sciolgono nelle pennellate liquide dei fondali appena mossi e quasi indistinti».