Tutti gli scritti
La Rassegna della Letteratura Italiana, 01-01-2017, Marco Antonio Costantino
Il volume qui recensito raccoglie i pochi scritti noti attribuibili a Carlo di Lorenzo degli Alberti, fratello (d’età maggiore) del grande umanista e teorico delle arti Battista o Leon Battista. Il curatore ne pubblica i testi in edizione critica, corredandoli altresì di un significativo commento.
Nell’Introduzione (pp. 45-140) la figura e l’opera di Carlo vengono presentate sul fondamento delle peraltro ben scarse notizie reperibili intorno alla sua biografia. Il Martelli dapprima affronta e tenta di sciogliere alcuni nodi della storia personale dell’autore soffermandosi sullo stretto rapporto, soprattutto culturale, che con ogni evidenza legava i due fratelli Alberti, e presenta e analizza poi i quattro scritti da lui nel séguito pubblicati: due prose volgari in forma di trattatello, le Ephebie e l’Amiria, l’Epistola anch’essa in volgare a Lorenzo Vettori e un Epigramma latino a Francesco Ariosto. Per ciascun testo viene passata al vaglio la tradizione manoscritta e a stampa, del resto tutt’altro che ricca: tanto l’Epistola quanto l’Epigramma sono infatti trasmessi da un codice unico, rispettivamente il Laur. Gaddi 84 per la prima e il Vat. Ross. 1138 per il secondo, laddove disponiamo per l’Amiria di tre testimoni, ossia i codici Barb. Lat. 4051, Magl. VIII 33 e II IV 38 della Biblioteca Nazionale Centrale fiorentina (quest’último, il solo a tramandarla integralmente), e di non più di due per le Ephebie, il Riccardiano 2608 e il Laur. Redi 54. Eccezion fatta per l’Epigramma, sinora inedito, il Martelli si confronta doverosamente c
on le edizioni del Grayson (Leon Battista Alberti, Opere volgari, A cura di Cecil Grayson, Bari, Laterza, voll. I-III, 1960-1973), limitatamente all’Epistola, e del Bonucci (Opere volgari di Leon Batt. Alberti per lo più inedite e tratte dagli autografi, Annotate e illustrate dal dott. Anicio Bonucci, Firenze, Tip. Galileiana, tt. I-V, 1843-1849 [sed 1844-1850?]). Il notevole scarto tra l’edizione Bonucci, che ancora attribuiva i due trattatelli alla penna di Leon Battista, e quella ora licenziata dal Martelli può dare la reale cifra del lavoro svolto da questi, che restituisce finalmente ai testi una veste formalmente accurata e fedele, in conformità con la tradizione superstite.
Un’approfondita analisi filologica consente al Martelli di eleggere il testimone sul quale basare la propria edizione, di ricostruire ove necessario i rapporti tra i codici e d’identificare, con le varianti d’autore, altresì gli interventi operati sul testo delle Ephebie da Leon Battista – nel Ricc. 2608 si rinvengono infatti notabilia, interpolazioni ed emendamenti a questi riconducibili. L’Introduzione si chiude con una breve Nota al testo nella quale il curatore enumera gli interventi, per lo piú di routine, operati sul testo della propria edizione e informa che per le Ephebie, nella cui tradizione egli rinviene due distinte redazioni, presenterà due fasce di apparato, una prima fascia per le varianti redazionali e una seconda fascia (identica in tutti gli altri testi) per quelle di tradizione.
Il testo critico dei quattro scritti occupa la parte centrale del v
olume (pp. 141-201), nel cui séguito immediato (a pp. 203-396) trova posto un abbondate Commento, capillare fonte d’informazioni e d’analisi per ciascun testo. In esso il Martelli provvede infatti a chiarire il significato di singole espressioni della prosa di Carlo, ne illustra taluni fenomeni sintattici o grammaticali, sottolineando anche a tal riguardo il debito contratto dall’autore nei confronti del fratello, o evidenzia determinate peculiarità stilistiche, per esempio il ritmo endecasillabico, di questo o quel segmento di testo. Assai accurata risulta l’indagine delle fonti letterarie di Carlo Alberti, soprattutto per quel che concerne i trattatelli. Le Ephebie e l’Amiria sono opuscoli di carattere amoroso: la prima discute dell’amore in quanto sentimento e passione, la seconda si presenta come un «manuale d’amore per fanciulle», una sorta insomma di «magistra amoris», nel contempo affine e distinta dall’Echatomphile di Leon Battista, di cui pur l’Amiria si dichiara apertamente sorella. Il Martelli rintraccia con puntualità le fonti più o meno esplicite che danno linfa al discorso amoroso di Carlo, partendo dai classici latini, e da Ovidio in primis, e giungendo ai più vicini modelli costituiti dal Boccaccio e, soprattutto, dal fratello Leon Battista, figura onnipresente entro lo spazio creativo e culturale del minor Alberti.
In calce, il volume accoglie quattro diversi, indispensabili indici (dei Manoscritti e dei documenti d’archivio, delle Opere di Leon Battista Alberti, Linguistico e dei Nomi e dei luoghi, pp. 399-422).