L’omicidio Montesi e la corrispondenza tra i fratelli Piccioni
Libero, 02-02-2019, Davide Fent
Wilma Montesi èuna bella ragazza romana, fidanzata con un agente di polizia con cui è in procinto di sposarsi e con il sogno di entrare nel mondo dello spettacolo. È la primavera del 1953 e Wilma si sta occupando dei preparativi per le nozze fissate per la fine dell’anno, ma la mattina dell’11 aprile il suo corpo senza vita viene ritrovato sulla spiaggia di Torvaianica da Fortunato Bettini, che subito informa le forze dell’ordine. Leone Piccioni “Lungara 29” - Il caso Montesi nelle lettere a Piero (Polistampa, pp.208, euro 16,00) è un carteggio inedito, tra il critico letterario Leone Piccioni e
il fratello musicista Piero, durante i tre mesi di carcerazione di quest’ultimo per la morte di Wilma Montesi. Piero Piccioni fu poi assolto con formula piena: l’unica sua “colpa”, ricorda Gloria Piccioni, figlia di Leone, «oltre a quella di essere un musicista che amava il jazz, fu di essere il figlio di Attilio Piccioni, tra gli ultimi rappresentanti del Partito Popolare, padre fondatore della Repubblica oltreché della Dc: come naturale successore di DeGasperi era un “ingombro” di cui qualcuno voleva disfarsi».Dei «mandanti o del mandante» di una «calunniosa macchinazione ». Indro Montanel
li definì questa vicenda «il più vergognoso, ignobile e infame scandalo che la stampa e la pubblica opinione abbiano mai scatenato contro un innocente ». Un caso che, per Gloria Piccioni, «fu la chiave di volta di un cambiamento del modo di fare e di concepire la politica e del ruolo della magistratura, e che ha lasciato ferite aperte ancora oggi». Le lettere, spiega la curatrice, «scrutate com’erano dalla censura del carcere, non contengono nuove rivelazioni» sul caso: vogliono essere una testimonianza, «mi piace pensare la prima e forse l’unica sul caso Montesi offerta dalla famiglia Piccioni».