Rosai, il coraggio delle grandi passioni
La Nazione, 31-01-2019, Giovanni Pallanti
Ottone Rosai, nato a Firenze il 28 aprile 1895 è morto il 13 maggio 1957, per caso, a Ivrea dove Adriano Olivetti aveva allestito una sua grande mostra di pittura. Questo grande artista, lo si è paragonato a Masaccio, ha conosciuto un oblio che la sua vita, vissuta sempre combattendo nell’arte e nella politica, non meritava: questo oblio è dovuto ad una caduta dell’interesse per le arti figurative. Ora sono uscite due importanti pubblicazioni che rendono omaggio alla straordinaria qualità pittorica di OttoneRosai. Uno presentato in Consiglio Regionale della Toscana sabato (catalogo generale ragionato delle opere di Ottone Rosai - I ° volume - a cura di Giovanni Faccenda) la seconda è pubblicata da Polistampa (Ottone Rosai, “ Gli scritti dispersi”) con l’aggiunta postuma delle carte di Carlo Cordiè (nato nel 1910 e morto nel 2002). Cordiè era un giovane
studioso di Ottone Rosai e faceva parte di un gruppo che dette vita ad un periodico che ebbe pochi numeri “Il Rosai” a cui collaborò anche Indro Montanelli).
“Gli scritti dispersi“ è importantissimo per conoscere la cultura fiorentina e italiana del ’900 ed è a cura di Giuseppe Nicoletti, già ordinario di letteratura italiana all’Università di Firenze e studioso di Rosai. Quello che colpisce di Rosai guardando le pitture e i disegni e soprattutto gli scritti, pubblicati in questo volume è la straordinaria partecipazione e passione per i fatti della storia del suo tempo. Rosai era un anima dolce e disperata. Eroico combattente tra gli Arditi nella prima guerra mondiale, difese nel 1919, con uno scritto pubblicato in questo libro, il Generale Capello che ingiustamente era stato messo sotto accusa dai socialisti per la ritirata di Caporetto. Così co
me per chi poco conosce la personalità del più grande artista fiorentino del novecento c’è da leggere un bellissimo profilo su Gesù Cristo. Pochi teologi hanno la forza e la passione di raccontare Cristo come ha fatto Rosai.
Una straordinaria lettera, pubblicata su “La Nazione” nel 1978 dallo storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti (già presidente toscano del CLN) in cui Rosai, morto ventuno anni prima, rivendica di essere stato fascista dal 1919 al 1924 e dal 1924 al 1945 anti fascista attivo con i Gappisti Bruno Fanciullacci e il pittore Enzo Faraoni. La scrisse a Ragghianti poco dopo la liberazione di Firenze per dimostrare che l’accusa di fascismo a lui rivolta era vera solo in piccola parte. L’artista è considerato grandissimo. L’uomo è meno conosciuto. Oggi dove troviamo persone animate dal coraggio per le grandi passioni come lui?