Nei racconti di Pietro Spirito l’eterna lotta fra generazioni ricorda la fatica di vivere
Il Piccolo, 13-10-2018, Cristina Benussi
“Se fossi padre” pubblicato dall’editore Pagliai. Tredici storie di relazioni difficili. Martedì la presentazione

Tredici racconti imperniati sul passaggio generazionale, oggi un po’ più problematico d’un tempo, compongono “Se fossi padre”, che Pietro Spirito ha appena pubblicato per le edizioni Mauro Pagliai nella collana “Le ragioni dell’Occidente”. Infatti, l’attuale incertezza della funzione paterna potrebbe essere una delle ragioni per cui la nostra cultura mostra i segni di una crisi che riguarda un intero sistema di valori, scosso dalla velocità con cui cambiano di continuo modelli e punti di riferimento. In queste storie, frutto di una scrittura analitica e rigorosa e per questo capace di sollecitare inattese emozioni, Spirito prende atto dell’attuale fatica di vivere. Con una certa semplificazione si può dire che il padre, catturato nella spirale dell’efficienza lavorativa, si è fatto tenace costruttore di un mondo che esclude distrazioni affettive, salvo poi ritagliarsi il proprio momento di evasione fuori dalla famiglia. Al figlio non è dunque concesso di entrare nella sfera d’azione e d’influenza del genitore. Ciò produce una dolorosa frammentazione esistenziale che non riesce a rendere produttiva la tensione fra il bisogno di mettersi alla prova tipico dell’infanzia e la ricerca della solidità che caratterizza l’adulto. In tal modo risulta difficile conservare i sogni infan
tili anche quando si impara a fare i conti con la realtà. Pietro Spirito traccia tuttavia un percorso ideale di riconquista di quel ruolo autorevole e allo stesso tempo tenero attraverso terne di racconti che ne esemplificano i passaggi. Parte dalla situazione attuale di separatezza e conflittualità tra i due mondi: un padre porta il figlio in un campeggio in riva al lago, per pescare ma, distrattosi per chiamare l’amante, non lo ritrova, entrando, seppur per breve tempo, in uno stato d’angoscia. Poi c’è un giovane che al capezzale del suo vecchio morente, un tempo inavvicinabile uomo di potere, ricorda il momento in cui lo ha sorpreso con la giovane governante, inducendolo così ad allontanarsi il prima possibile da casa. E un altro che copia romanzi altrui per farsi ammirare dal genitore, egocentrico scrittore di successo; costui, orgoglioso della sua buona riuscita, quando viene scoperto l’inganno lo esclude dalla sua vita. Altre tre storie mostrano un rapporto di pura convivenza: un ragazzino obbligato a stare a sentire un ospite; un altro portato da un padre distratto ad andare sulle tracce del nonno nelle zone dove aveva combattuto; un terzo che scopre solo alla morte della madre di essere un figlio adottivo.
Poi un altro blocco narrativo comincia a riavvicinare i due mondi, almeno in una memoria che fa rivivere padri ormai scomparsi e tuttavia capaci ancora di orientare alcune scelte. Gradualmente le due esistenze,
fino ad allora rimaste estranee, si avvicinano. Certo tutt’altro che idilliaco è l’incontro tra un padre che, alla notizia del suicidio del figlio, scopre la sua vera vita, e la rivive passo dopo passo fino a darsi a sua volta la morte; o la scoperta che, attraverso una ricerca storica ed esistenziale, porta un giovane a ricostruire la vera vita del genitore, scomparso in un incidente nautico; o ancora la tragedia di un maresciallo che riesce a bloccare la macchina di quattro giovani balordi, tra cui scopre esserci il figlio, che, ignaro, aveva appena ucciso. Ma Pietro Spirito, attraverso un narrazione concatenata con una precisione da orologiaio, ci dà infine l’indicazione che vale. Nel tredicesimo racconto il padre insegna al figlio ad andare in bicicletta e, diversamente da quello del campeggio, non solo gli sta vicino ma gli crea deliberatamente quegli ostacoli necessari a farlo crescere: gli toglie le rotelle di sicurezza, senza le quali potrebbe cadere. Ma, come in ogni classico racconto di formazione, è proprio l’intoppo che il padre gli pone ad abituarlo ad arrangiarsi da solo. La metafora della bicicletta illumina molto bene il senso di una paternità che, mettendo deliberatamente il figlio davanti alla prova, gli insegna a stare in equilibrio e a “guardare avanti”.
Il libro sarà presentato a Trieste alla Libreria Lovat di Viale XX Settembre martedì alle 18 da Angelo Floramo, letture di Gualtiero Giorgini.