1865. Questioni nazionali e questioni locali nell’anno di Firenze capitale
Ricerche di Storia Politica, 01-12-2017, Monica Pacini
Il volume raccoglie gli atti del convegno organizzato a Firenze nei giorni 29 e 30 ottobre 2015 dalla Società toscana per la storia del Risorgimento nell’ambito di un ciclo di iniziative dedicato alla ricorrenza dei 150 anni di Firenze capitale (cfr. Firenze capitale europea della cultura e della ricerca scientifica. La vigilia del 1865 e La Convenzione di settembre, 15 settembre 1864. Alla vigilia di Firenze capitale, Polistampa 2014 e 2015).
Le divisioni, le ambiguità, i problemi aperti dalla doppia congiuntura del trasferimento della capitale politica da Torino a Firenze e della approvazione delle leggi di unificazione legislativa e amministrativa del Regno sono stati evidenziati, oltre cinquant’anni fa, dagli studiosi che collaborarono con Ernesto Ragionieri alla Mostra storica dell’unificazione amministrativa italiana 1865-1965 (Firenze, Palazzo Pitti, 10 ottobre – 30 novembre 1965). Tuttavia, soprattutto i nove saggi pubblicati nelle prime due sessioni delle tre in cui si articola il volume (Firenze capitale, la Destra e la scelta centralistica; La Capitale e la Nazione; La Capitale e la Città) mostrano quanto l’analisi degli effetti della Convenzione di settembre, del rapporto tra questioni locali, nazionali e internazionali abbia tratto nuova linfa dalle edizioni di carteggi - in particolare degli ultimi tomi dei car
teggi di Bettino Ricasoli (2011-2015) –, dall’esplorazione di archivi personali, dall’approfondimento delle reti di relazione e delle linee di frattura interne ed esterne ai vari raggruppamenti politici, dallo studio geograficamente e socialmente articolato delle dinamiche finanziarie, associative ed elettorali in atto nella composita, frammentata e instabile realtà italiana postunitaria.
Il 1865 si configura sia come un anno «soglia », durante il quale si aggravò e precipitò la crisi del ceto dirigente moderato, sia come un anno «incubatore » di nuovi assetti di potere e nuove pratiche di governo. Nel febbraio la città vide l’elezione di Luigi Guglielmo Cambray Digny a sindaco e il varo delle leggi sugli espropri di pubblica utilità, con il loro seguito di trattative tra il municipio e le società di capitale a partecipazione straniera, di scandali e manifestazioni popolari contro il rincaro degli affitti. Fu l’anno delle celebrazioni dantesche di maggio – prima festa nazionale del Regno – e della sconfitta della consorteria toscana alle elezioni politiche dell’ottobre con Ricasoli e Peruzzi costretti al ballottaggio. Il trasferimento della capitale portò a Firenze la sede del Grande Oriente d’Italia, teatro di insanabili rotture politiche e, insieme
, laboratorio di nuovi progetti e di future alleanze parlamentari, ma rafforzò anche il fronte della stampa reazionaria e clericale. Vivace polo dell’industria tipografico-editoriale, la nuova capitale ospitò dibattiti e personalità di rilievo internazionale – come Dora d’Istria – attivamente impegnata sul fronte della «questione femminile» con le sue opere di taglio storico-etnologico (cfr. Des femmes par une femme, Paris-Bruxelles-Lipsia- Livourne, 1865).
I sei saggi della terza sessione, presieduta dal curatore del volume, si concentrano in prevalenza sui cambiamenti apportati dalla capitale alla vita quotidiana (mobilità, case, igiene, lavoro) e alla sociabilità (nobiliare e borghese), all’assetto urbanistico e al panorama delle riviste e dei giornali. Interrogandosi sull’impatto degli innesti di modernità nel tessuto di una città ancora premoderna, anche se sempre più capitale della finanza per la presenza crescente di istituti di credito, società assicurative e ferroviarie, gli autori tratteggiano perlopiù l’immagine di una città che «non fa in tempo a cambiare» nel corso di una avventura che «comincia con caratteristiche di precarietà e finisce in tragedia», soprattutto per le casse comunali (pp. 227, 237).