Antonio Maria Regoli ceramista faentino del XVIII secolo
Faenza, 01-07-2017, Cristina Campanella
La presente pubblicazione di Carmen ravanelli Guidotti era attesa e appagherà studiosi e collezionisti: la trattazione segue un articolato percorso espositivo che, attraverso le carte d’archivio, svela numerosi aspetti inediti di Antonio Maria Regoli (1707-1775), figlio d’arte e valente faentino dalle poliedriche virtù professionali. Nel 1738 la scomparsa del padre Michele (di Domenico, di Giovanni, anch’essi ceramisti) senza disposizioni testamentarie pone Antonio Maria direttamente a capo delle attività di famiglia, che saprà gestire con acuto piglio imprenditoriale, cimentandosi ugualmente con profitto nel campo della mercatura. Per non privare alcuno del piacere della scoperta accenniamo unicamente al suo testamento redatto quattro anni prima della morte, che la studiosa sottolinea aver ritrovato intatto dei suoi sigilli a ceralacca riportanti le medesime
iniziali “AMR” riscontrabili anche sui manufatti ceramici usciti dalla sua bottega. Ne emerge una situazione patrimoniale florida a favore degli eredi, ma anche un’inattesa quanto severa potestà patriarcale nei riguardi dei propri figli.
Già in apertura l’autrice pone a premessa la metodologia adottata, che conduce il lettore alla conoscenza reale del protagonista: l’indagine genealogica della famiglia nel primo capitolo; la precisa rassegna della passata letteratura di riferimento nel secondo; nel terzo e quarto l’analisi complessiva dell’attività figulina dal punto di vista catastale documentato e tecnico-ornamentale, fornendo nell’uno la prova della cessione dell’attività ceramica nel 1769 e nell’altro contestualizzando la gamma produttiva con raffronti e incidenze da ambiti limitrofi e non. Segue quindi il
catalogo delle opere, necessariamente circoscritto ai pezzi certi per fungere da linea guida e suddiviso per tipologie decorative, riunendo il corpus ad oggi noto ed evidenziando alcune importanti novità inedite: in sequenza troviamo motivi “à rocaille”, “a Bérain”, “a castelletto”, “all’olandese”, “a cocco con scudetti”, “a marmorizzazioni”, concludendo con le targhe devozionali. Chiude il repertorio produttivo una parte dedicata alle opere di attribuzione incerta. Completa il volume una ricca sezione di Appendici, che contempla la descrizione della “Famiglia de’ Regoli” redatta da un avo e debitamente rivisitata e corretta da Carmen Ravanelli Guidotti sulla base dei dati archivistici rintracciati, nonché una serie di trascrizioni di documenti riguardanti l’intera stirpe.