Grande schermo e manifesti artistici: l’opera di Campeggi
Il Tirreno, 27-12-2017, Gabriele Rizza
Quando il cinema non era ancora un trailer televisivo, ci voleva una grande maestria per catturare il pubblico con una sola immagine. Il manifesto era il suo veicolo principale. Un unico fotogramma che racchiudeva il senso del film. E spesso nel decretava il successo. Di questo lavoro di sintesi immaginifica, una vera forma d’arte, Silvano Campeggi (per tutti Nano, allievo di Soffici e Rosai, fiorentino, classe 1923) è stato uno dei maggiori interpreti. Lavorando per la Warner Bros e la Metro Goldwin Mayer, solo per citare le Major più famose, Nano non si è limitato a entrare nella storia del cinema ma ha contribuito a costruirne le fondamenta. I suoi manifesti, dal bacio di “Via col vento” ai cavalli bianchi, purosangue criniere al vento, della quadriga di &ldq
uo;Ben Hur”, dalla stola piumata di una sensualissima Marylin Monroe (fonte di innumerevoli variazioni) ai volti intensi, sguardi che dicono tutto, di Bogart/Bergman (“Casablanca”) e Newman/Taylor (“La gatta sul tetto che scotta”), sono entrati di diritto nell’immaginario collettivo di una generazione che alla settima arte chiedeva prima di tutto svago, avventura, evasione, esotismo. Si può dire che un po’ tutta Hollywood è sfilata sul cavalletto di Campeggi fino a formare una pellicola di più di tremila inquadrature. Ora una mostra aperta fino al 6 gennaio nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, promossa dall’Opera della Badia di Settimo insieme al Comune di Firenze, ci rivela, accanto al “cartellonista”, un altro N
ano, inedito, poliedrico e altrettanto riconoscibile, diviso, come titola l’esposizione “Fra divi e diavoli”. Sfilano così decine di opere, dal 1946 ai giorni nostri, che col cinema raccontano il Campeggi pittore, il Palio di Siena, i personaggi storici, i carabinieri, le eroine pucciniane, Napoleone e l’isola d’Elba, Garibaldi e Pinocchio, le grandi battaglie come fuoruscite da un tela di Paolo Uccello, ma anche il Campeggi grafico, con le sue locandine pubblicitarie, le sue soluzioni sperimentali, graffianti e ironiche. Un percorso che salta le qualità di Silvano Campeggi, che prima di tutto è un grande ritrattista, capace di incidere coi suoi tratti,non solo nella fisiologia ma anche nella psicologia individuale dei suoi “modelli”.