Onofrio Pepe al Museo del Duomo col suo «Viaggio celeste e terrestre»
Toscana Oggi, 26-11-2017, Sebastiana Gangemi
La grande Atene di Pericle e Fidia. È un recupero della civiltà greca quasi una processione panatenaica che vede sfilare davanti a noi le grandi steli delle divinità pagane in una sequenza di inaspettati cromatismi che riportano alla scultura quattrocentesca. Ha inizio così la mostra «Viaggio celeste e terrestre» di Onofrio Pepe appena inaugurata nello spazio dedicato alle mostre temporanee del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, a cura di Francesco Gurrieri e Bruno Santi e che offre al visitatore un viaggio nella produzione plastica della scultura Occidentale, da quella pagana a quella cristiana.
Un tempo immenso che Onofrio Pepe, Accademico d’onore all’Accademia delle Arti e del Disegno, residente a Firenze dal 1969 ma nativo di Nocera Inferiore, ha sempre frequentato, focalizzando sul Mito la poetica della sua produzione plastica, dal dramma di Cerere fino alla grande Porta del Mito, oggi esposta nei giardini della Cassa di Risparmio di Firenze, per arrivare alle opere più recenti. «Il mito è la trama continua, la filigrana del tessuto plastico dell’opera dell’Artista; - scrive il prof. Francesco Gurrieri nel catalogo della mostra - il mito come fabula che, per altri, sarebbe “
struttura narrativa”: qualcosa da cui prende forma e anima ogni sua espressione plastica, trasformando in materia l’eroico tempo lontano, e anzi, enfatizzandolo, quasi a misura della sua distanza temporale. Onofrio Pepe si colloca così tra mytos e logos, fraracconto fantastico e dimostrazione della verità. E forse, risiede proprio qui la grandezza di Pepe: nel sollevare con la mitologia il dolore e la tragedia che è ancora nei nostri giorni».
Il viaggio plastico di Onofrio Pepe prosegue con Icaro, metafora dell’aspirazione al cielo del genere umano, dell’ambizione e della limitatezza al tempo stesso. Una pausa si impone per soffermarsi davanti all’opera annunciata anche da un verso di Holderlin «Molti tentarono invano di dire la gioia più grande con gioia; qui essa finalmente mi parla, qui essa nel dolore si esprime» quasi anello di congiunzione con le altre opere esposte che ci riportano sul piano dell’umanità. Ed ecco le terrecotte patinate Icaro nel sole e Donna con colombe in attesa delle importanti statue femminili dedicate a Giuditta e a Donna con serpente per ammirare l’Annunciazione, Fiat voluntas Tua, «L’incontro, il dialogo, trepido e misterioso - come osserva il pro
f. Gurrieri - e il turbamento di quella giovane sono resi plasticamente universali dal nostro Artista».
Opera centrale della sala e di tutta l’esposizione è la Deposizione, considerata dalla critica l’opera più drammatica nella produzione plastica dell’artista. Cristo è a terra, con le ginocchia piegate, Maria lo sostiene nel suo abbraccio, alle spalle compare una figura eretta con le braccia allargate che sta a simboleggiare la disperazione, forse un Arcangelo, i due sentimenti dell’amore tra Maria e il Figlio e del dramma inaccettato vengono fusi magistralmente dall’artista in questa composizione.
Il racconto evangelico si arricchisce di alcuni momenti di alta tensione spirituale, in Crocifissione opera del 1989, Compianto del 1995 e Resurrezione del 1989, mentre la parete che conclude l’esposizione è per Saffo.
La mostra che è accompagnata da un catalogo edito da Polistampa con testi di Francesco Gurrieri e Dominique Charles Fuchs resterà aperta al pubblico fino al 10 dicembre con ingresso gratuito, tutti i giorni dalle 14.30 alle 19.00 ed è l’ultima mostra del ciclo espositivo curato dal precedente Consiglio di Amministrazione dell’Opera di Santa Maria del Fiore.