Intervista a Laura Del Lama
Leggere in Eco, 25-11-2017, Laura Gorini
Le interviste di Laura
INTERVISTA A LAURA DEL LAMA
AUTRICE DEL LIBRO A COSA SERVONO GLI OCCHI Laura, quando e come nasce la tua passione per la scrittura? Ho iniziato a scrivere molto presto, alle elementari: la maestra leggeva a tutta la classe i miei temi. È stata la prima persona a spingermi a portare avanti questa passione. Ho continuato a scrivere racconti fino ai diciotto anni, senza farci granché, solo per il bisogno di buttare giù storie. Poi ho avuto una lunga pausa durante la quale non ho più scritto niente: in quel periodo ho studiato, letto tanto, soprattutto classici. Ma la voglia, il bisogno di scrivere, era come scomparso per ritornare in maniera prepotente verso i trenta anni: un pomeriggio mi sono messa davanti al computer
e ho cominciato a buttare giù un racconto. Parlava di una donna quarantenne, la quale porta avanti la sua vita un po squallida quasi come un automa: che un giorno viene chiamata durgenza dallo zio, un uomo a dir poco inquietante che di mestiere vende arance con il suo camioncino ai margini delle strade: è stato ricoverato in ospedale per un malore e dal suo letto di malato chiederà alla protagonista di sostituirlo nella sua attività.
Il racconto è finito nelle mani di alcuni amici che lo hanno subito apprezzato: tutti volevano sapere come finiva la storia del camioncino e delle arance. E così è nato il mio primo romanzo Non so dove ho sbagliato che ho pubblicato nel 2009; nel frattempo avevo vinto un concorso letterario e una rivista
mi aveva pubblicato un racconto. È stato un momento molto prolifico che mi ha dato il coraggio per uscire dallanonimato e continuare a scrivere. Il titolo A cosa servono gli occhi da cosa è nato o meglio a cosa si è ispirato? Gli occhi del titolo sono intesi come viatico per la comunicazione. Mi spiego meglio: se mentre parlo ti guardo negli occhi, riesco a farti passare messaggi che la comunicazione verbale da sola non riuscirebbe. Sono un supporto fondamentale per trasmettere tante sfumature. Io lavoro con le persone sorde da diversi anni: la lingua dei segni che utilizzano loro è una forma comunicativa di tipo visivo-gestuale: quando due persone sorde parlano tra loro, il contatto visivo non si interrompe mai. Osservandoli nelle loro lunghe…