Il fascismo e Pirandello. Le ragioni di un’adesione
Il Quotidiano del Sud, 09-10-2017, ––
L’adesione al fascismo di Luigi Pirandello (1867-1936) fu sincera, anzi lo sbocco inevitabile del suo pensiero politico: è la giornalista e studiosa Ada Fichera a porre fine al lungo dibattito sulle motivazioni che spinsero il Premio Nobel della Letteratura a chiedere l’iscrizione al Partito nazionale fascista (Pnf) nel 1924, all’indomani del delitto del deputato socialista Giacomo Matteotti. Ada Fichera illustra la sua ipotesi nel nuovo saggio “Luigi Pirandello. Una biografia politica”, edito da Polistampa/Universitar
io con prefazione di Marcello Veneziani. Il testo è frutto di una ricerca su documenti d’archivio inediti, molti dei quali recentemente desecretati dopo oltre settant’anni, tra cui il fascicolo della Segreteria del Duce oggi custodito nell’Archivio Centrale dello Stato a Roma. Dalle carte personali dello scrittore e drammaturgo agrigentino, dalle lettere scambiate con i direttori dei quotidiani del tempo, ma anche dai copioni delle opere teatrali - molti dei quali furono colpiti dalla censura ministeriale - emergono aspetti chiave
del pensiero pirandelliano come la coscienza del fallimento degli ideali borghesi, l’idea del potere nelle mani di uno e non di una maggioranza, la tendenza all’azione. «La dimensione politica di Luigi Pirandello - spiega Ada Fichera - è stata sempre ignorata o considerata un episodio occasionale nella sua vita, se non addirittura una scelta opportunistica. Mentre sono innumerevoli le motivazioni letterarie, filosofiche, esistenziali che indussero Pirandello ad aderire al fascismo, e soprattutto a riconoscersi in esso».