«Incontri», strumento di dialogo che non si ferma a letture scontate
Toscana Oggi, 16-07-2017, Antonio Lovascio
Ha una storia tutta dentro il Terzo Millennio (in piena sintonia con il Magistero di Papa Francesco) anche se le sue radici partono dalla prima metà del Novecento, dall’inconfondibile e duraturo insegnamento del card. Dalla Costa, di don Facibeni, monsignor Bensi, Giorgio La Pira e di quella costellazione di preti e laici che hanno segnato la vitalità della Chiesa toscana nella ricerca continua del dialogo con i non credenti. Ecco in sintesi la carta d’identità della rivista Incontri diretta da Piero Tani, che a settembre proporrà ai suoi abbonati il diciassettesimo numero, sintesi di due «momenti» esterni dedicati all’Enciclica «Laudato si’»: un convegno organizzato a Pisa dalle delegazioni regionali del Meic, della Fuci e dell’Azione Cattolica; e un Seminario del Dipartimento di scienze politiche dell’Università di Firenze. Temi trattati e metodo di lavoro sono l’immagine visibile di una associazione-laboratorio che ha avuto una lunga fase costituente; formalmente creata nel maggio 2005 , poco prima di morire, da un grande fiorentino, l’avvocato Raffaello Torricelli. Un coraggioso antifascista che nel 1930 si trovò al vertice dell’Azione Cattolica diocesana quando, dopo violente persecuzioni, il regime mussoliniano adottò una spessa diffidenza nei confronti dell’associazionismo ecclesiale. Un giurista raffinato che molto di sé ha dato al servizio del «bene comune»: il suo complesso ed articolato impegno pubblico è stato splendidamente coerente verso «la città dell’uomo in perfetta consonanza con l’attaccamento alla città di Dio», mostrando sulla scia profetica di La Pira un rara capacità di progettare per far più bella ed accogliente Firenze. Pensando umilmente di non essere una «cattedrale nel deserto», Torricelli aveva raccolto in una sorta di «pensatoio» intellettuali impegnati in diverse esperienze accademiche, professionali ed ecclesiali, con l’obiettivo appunto di favorire un confronto costante tra quanti desiderano animare la vita culturale sulle rive dell’Arno con iniziative di ricerca e collegamento con altre realtà, anche di livello internazionale. Ebbene, proprio sulla spinta dell’insegnamento e della testimonianza di Torricelli, i fondatori di Incontri non si sono limitati a promuovere discussioni soltanto su temi spirituali e teologici. Anzi, la loro attenzione si è sempre più riv
olta alla realtà sociale, alle più drammatiche emergenze. E ancora oggi la rivista semestrale omonima, nata nel 2009 con il sostegno di Polistampa, va proprio in questa direzione. Cerca cioè di fornire strumenti per leggere correttamente l’attualità con tutte le sue molteplici e pesanti sfide: dalla distribuzione della ricchezza alla salvaguardia del Creato, dalla necessità di un’etica condivisa ai nuovi scenari della democrazia. In modo particolare la cosiddetta «linea editoriale» esprime una chiara «opzione per i poveri» ed una ferma lotta per la «giustizia intesa come prima forma della carità cristiana»; si muove con spirito missionario in un’azione propositiva nella Chiesa locale, nell’ottica del pluralismo, proponendosi di dare voce pure alle «inquietudini» di cui spesso parla Bergoglio. Che con le sue predicazioni ed esortazioni ha sicuramente ispirato due fascicoli di grande successo – il numero 12 (Un nuovo umanesimo?) ed il numero 13 (Quale città per un nuovo umanesimo?) – che hanno accompagnato il Convegno ecclesiale Cei del novembre 2015, storicizzato dalla magistrale allocuzione del Pontefice ai vescovi italiani, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. Garante di questa «identità» è il prof. Piero Tani, con il suo alto profilo scientifico-professionale (già docente e preside della Facoltà di Economia e Commercio di Firenze, nonché direttore dell’Irpet dal 1999 al 2001), da sempre impegnato in movimenti di Azione Cattolica e nelle varie forme di attività dell’Arcidiocesi di Firenze e della Cet, per le quali ha guidato la Cooperativa editrice di «Toscana Oggi». Mettendo in relazione le varie realtà ecclesiali con il mondo accademico, ha messo insieme una variegata rete di collaboratori per la rivista, che si avvale di una qualificata redazione e di un prestigioso Comitato scientifico. Molti autori vengono dalle Università: tra questi Luigi Alici (Macerata); i fiorentini Sergio Givone, Umberto Allegretti, Bruna Bocchini Camaiani, Marco Bontempi, Massimo Carli, Lucia Felici; Luigino Bruni ( Milano-Bicocca); Massimo d’Antoni e Roberto De Vita (Siena); Andrea Giuntini (Modena- Reggio Emilia). Altre «firme» sono in vario modo espressione del mondo ecclesiale: don Basilio Petrà, don Severino Dianich, don Silvano Nistri, don Alessandro Andreini, don Andrea Bigalli (che con la cartonista Eugenia Ruggero cura una r
assegna di opere cinematografiche), il domenicano Alessandro Cortesi, don Alfredo Jacopozzi, don Luca Mazzinghi, il pastore valdese Pawel A. Gajewski, Marco Pietro Giovannoni, Pietro Domenico Giovannoni, il direttore di «Testimonianze» Severino Saccardi, Carla Alati, Enzo Cacioli, Piero Brunori, Giuseppe Manzotti, Giuseppe Matulli, Serena Noceti, Giovanni Pieroni, Valeria Sonni, Franco Viciani, Mario Cioffi, cui aggiungiamo Patrizia Khadija Dal Monte (mussulmana), l’ebrea Manuela Sadun Paggi, e tanti altri impegnati nel giornalismo, nel volontariato e nel sociale. Sono loro i principali «attori» del dialogo sulle problematiche della società contemporanea affrontate con un approccio laico e uno spirito ecumenico: questa è la «bussola» che guida Incontri: «In questi anni – ci spiega Piero Tani – autori cristiani di chiese non cattoliche, ebrei ed islamici hanno spesso offerto il loro contributo di idee. Ogni numero affronta un tema specifico. Quasi sempre il titolo del fascicolo termina con un punto interrogativo, a significare il desiderio di non fermarsi alle letture più scontate, di essere disposti a mettere in gioco le idee acquisite. Nei primi numeri il tema era una delle «beatitudini» e qualcuno si è un po’ scandalizzato del punto interrogativo (beati i poveri? beati i miti?). L’intento era di chiedersi che cosa significa per una persona di oggi (anche per un credente) dire che i poveri sono beati, o che lo sono i miti». Alcuni «quaderni», dicevamo, sono nati da iniziative esterne all’Associazione. Ma la Rivista si è fatta carico di raccogliere i testi, farne l’editing e predisporre un’Introduzione. Così è stato per il numero 10 originato da una serie di Colloqui interreligiosi sul tema della solidarietà; ed altrettanto per il numero 15, frutto prezioso di un Convegno organizzato a Scandicci dalla Fondazione Giovanni XXIII di Bologna su grandi figure del cattolicesimo fiorentino del secolo scorso. Tutto questo accompagnato da un’attività editoriale di pregio. I quattro volumi stampati finora rispettano originalità e buon livello: quello con saggi di e su Gian Paolo Meucci; la ripubblicazione de «Il valore della persona umana» di Giorgio La Pira, con un’introduzione di Vittorio Possenti; il bel libro su Adone Zoli; la ristampa anastatica – curata e aperta da Giulio Conticelli – del Dialogo fiorentino. Giugno-agosto 1944, di Gaetano Casoni.