L’ultimo viaggio di Lady Diana
Toscana Oggi, 28-05-2017, ––
Il 6 settembre 1997, mentre Elton John canta «addio rosa d’Inghilterra» ai funerali di Lady Diana, milioni di persone davanti ai televisori piangono e si abbracciano: quella principessa bella e ribelle, e allo stesso tempo fragile e sfortunata, ha conquistato i cuori dei suoi sudditi ma anche di uomini, donne e bambini di tutto il mondo. A vent’anni dal tragico incidente d’auto in cui morirono Diana e Dodi Al-Fayed, il giornalista scrittore Umberto Cecchi pubblica Diana, l’ultimo viaggio (Mauro Pagliai Editore), ritratto intenso e commovente di una vera e propria icona del ventesimo secolo.
Cecchi, per anni inviato speciale per il quotidiano «La Nazione», di cui è stato direttore res
ponsabile e una delle firme più note, è autore di memorabili reportage e interviste ai grandi del mondo, oltre che di una quindicina di libri che hanno ottenuto importanti riconoscimenti. Dopo il toccante ricordo di Oriana Fallaci intitolato Cercami dov’è il dolore (Pagliai, 2013) dedica questo volume a Diana Spencer, «bella, simpatica, sfortunata principessa dalle gambe lunghe, gli occhi dolci e ironici, lo spirito battagliero». Il libro, come in un «tuffo» nostalgico negli anni Novanta, rievoca con toni poetici la sua vicenda umana, dall’infanzia agli ultimi giorni di vita, passando per il matrimonio con Carlo d’Inghilterra e la nascita dei figli William e Henry, il grande impegn
o umanitario, gli scontri con la famiglia reale e il difficile rapporto con i tabloid inglesi. In particolare, l’autore si sofferma sul grande fascino e la smisurata popolarità raggiunta in vita da Lady D., la cui scomparsa improvvisa portò a lacrime e isteria, un numero incalcolabile di fiori e messaggi di cordoglio, e un lungo processo critico alla casa reale inglese da parte dell’opinione pubblica. Se Diana fosse morta oggi, le reazioni sarebbero state le stesse? «Forse no», spiega Cecchi, «perché vent’anni sono tanti e nel frattempo il mondo è cambiato. I miti sono sempre più facili a nascere e ancor più veloci a scomparire: gli eroi sono sempre meno eroi».