La vita di S. Caterina d’Egitto tra affreschi e papiri
Toscana Oggi, 14-05-2017, Simona Russo
«Santa Caterina d’Egitto. L’Egitto di Santa Caterina» è il titolo della mostra in corso fino all’11 giugno presso l’oratorio di Santa Caterina delle Ruote (via del Carota 31) a Ponte a Ema - Bagno a Ripoli (Firenze). L’esposizione, curata dall’Istituto papirologico «G. Vitelli» dell’Università degli Studi di Firenze e dal Comune di Bagno a Ripoli, vuole raccontare a tutto tondo la vicenda di una delle Sante più note in tutto il mondo, nel contesto sociale e culturale nel quale è vissuta, attraverso un percorso di immagini, parole e «cose».
Le immagini sono offerte dagli splendidi affreschi di Spinello Aretino - pittore vissuto fra il 1350 e il 1410 circa - riprodotti nella Cappella di Ponte a Ema, che la ricca famiglia fiorentina degli Alberti aveva voluto erigere come segno di devozione in queste sue proprietà nel «contado» di Firenze. Sulle pareti sono raffigurati, in una specie di storia a fumetti, gli episodi salienti della vita di Caterina che così si
può riassumere: di stirpe nobile, forse addirittura regale, Caterina nasce ad Alessandria d’Egitto nel 287 e lì muore nei primi anni del 300 (forse 305 o 307 o 308). È una fanciulla ricca e molto colta che si oppone con forza all’imperatore romano (l’Egitto era allora provincia dell’impero) quando questi impone a tutti i cittadini dell’impero di fare sacrifici agli dei pagani per dimostrare la propria estraneità alla nuova religione cristiana e lealtà all’impero.
L’imperatore, allora, le invia un gruppo di saggi per convincerla della validità del paganesimo, ma le capacità oratorie e culturali di Caterina sono tali che ad essere edotti e convinti sono, piuttosto, proprio i saggi i quali, allora, vengono uccisi per volere imperiale!
Seguono altre prove, fra le quali la tortura è divenuta emblematica nell’iconografia della Santa, il supplizio con le ruote dentate inserite in un meccanismo che doveva stritolare il corpo della giovane. Ogni volta Caterina, con l’aiuto divino su
perava la prova, fino all’ultima, quando, condannata alla decapitazione, consegnò la sua anima a Dio.
Le immagini di questi episodi e di altri, agiografici e, possiamo dire, più intimi, come la sua conversione, il battesimo e le nozze mistiche con Gesù, ci riportano alla vita «occidentale» del quattordicesimo secolo e sono, dunque, filologicamente inesatte: gli ambienti sembrano toscani, Caterina appare come una madonna contemporanea a Spinello più che una fanciulla egiziana del III secolo!
È per «correggere» questa visione che si è pensato, con questa esposizione, di intervenire con le «parole» dei papiri e la presenza tridimensionale delle «cose», cioè dei reperti archeologici: in un percorso diviso in quattro sezioni - La vita quotidiana; L’imposizione del potere imperiale; Il Martirio; Pagani vs Cristiani - viene esposta una sessantina di documenti papiracei e reperti archeologici cronologicamente e geograficamente molto vicini all’età di Santa Caterina.