Settant’anni di impegno nel mondo della cultura e della fede
Toscana Oggi, 26-03-2017, Antonio Lovascio
Ha appena festeggiato il settantesimo compleanno nella sua Casa, il complesso della Basilica di Santa Croce. Nel sempre più ristretto cosmo delle riviste, Città di vita si pone con nuove energie come «ponte» tra Occidente ed Oriente, diffondendo il «Pace e bene» francescano adattato all’ecumenismo di Papa Bergoglio. Così alimenta il bisogno di spiritualità di credenti e non credenti. Emerge il nuovo corso di padre Eugen Rachiteanu: rileva la quarantennale straordinaria direzione di padre Massimiliano Rosito, rimasto comunque nella gerenza da «responsabile» ed a cui va riconosciuto il grande impegno profuso subito dopo l’alluvione del ’66 per il restauro delle opere danneggiate. Il bimestrale edito da Polistampa si rinnova nel solco delle proprie radici – germogliate su tre sentimenti profondi: religione, scienza ed arte intesa anche come letteratura, poesia e musica – fermenti che hanno animato il dialogo tra sensibilità diverse in tante stagioni della vita culturale italiana. Senza mai tradire lo spirito dei fondatori (tra i quali vanno citati padre Bernardino Farnetani, padre Luigi Santoro ed Arrigo Levasti) che nel 1946, all’indomani del secondo conflitto mondiale, per infondere speranza cercarono l’appoggio non solo di Giovanni Papini, ma pure del filosofo Eugenio Garin, storico dell’umanesimo di fama mondiale. Forse ha anticipato il Concilio, certamente Città di Vita ha dimostrato quanto sia necessario e possibile un incontro fecondo tra il pensiero sacro e la cultura laica. Con questo spirito è entrata nelle famiglie, in duemila scuole pubbliche e private, facoltà universitarie, biblioteche, centri di cultura italiani all’estero, istituti di credito, società industriali e commerciali. Lettori affezionati attratti in passato da grandi scrittori (Piero Bargellini, Nicola Lisi, Carlo Bo, Igino Giordani), poeti ( Mario Luzi, Carlo Betocchi, Eugenio Fallacara, Margherita Guidacci) ed artisti come Pietro Parigi, le cui opere sono state raccolte in un museo accanto alla Cappella Pazzi. E negli anni più recenti stimolati da collaboratori autorevoli come Antonio Paolucci, Franco Cardini, Cristina Acidini, Fra
ncesco Gurrieri, Sergio Givone, Maria Grazia Maramotti, Jan Wladislaw Wos, Piero Pacini, Giovanna Fozzer, Massimo Lucchesi (ora vicedirettore), Francesca Fedeli, Silvia Bargellini, Anna Scarlino, Luigi Picchi, che insieme a illustri firme internazionali ed ai Frati Minori Conventuali hanno tenuto aperta questa palestra di ricerche e discussioni , proiettate pure sui problemi della modernità e della globalizzazione. Nel lungo percorso editoriale sono state aperte varie collane: «Settimane dello studio» con monografie artistiche su Giotto e i giotteschi in S. Croce; sulla Firenze dei Medici; su «Masaccio e il mondo della rinascenza fiorentina» e «I maestri di ieri e di oggi» con saggi su Gesù, Bonaventura, Occam, Savonarola e Marx. Per non parlare dei «Quaderni di Città di vita» tra riflessioni ed attualità, comprese «Le antinomie della libertà» di George Uscatescu, portavoce dell’esistenzialismo cristiano. Completano il panorama la collana di poesia «I segni», con collaborazioni prestigiose – da Ferruccio Brugnaro a Umberto Pestellini e Margherita Guidacci – ed «Edizioni d’arte di Città di vita». Tra le novità «Rosmini filosofo di frontiera» di Mario Ciofi e le «Tombe terragne della Basilica di S. Croce» a cura di Rita Sabelli, esempio per l’insegnamento didattico. Oggi come ieri Città di vita punta «al trionfo di quella luce che non conosce tramonto». Che spicca nell’editoriale di padre Eugen Rachiteanu: «Sul terreno concreto di ogni ricerca, di ogni sincera esperienza di cultura o di vita, noi vorremmo edificare dal di dentro la comunione e la pace. Sembra che le emozioni siano passate, però se guardiamo indietro ci rendiamo conto che siamo seduti sulle spalle dei giganti. E questo ci fa riflettere su quello che sarà il futuro della rivista e delle sue Edizioni». Il futuro è già iniziato con il numero speciale dei 70 anni. Orlando Todisco e Oreste Bazzichi, con una chiave di lettura attuale, ci portano rispettivamente nel «sottosuolo della letizia francescana» e nella «felicità francescana
che alimenta il bene vivere della società». A pochi mesi dalla conclusione dell’Anno Santo della Misericordia, Samuele Pinna propone una meditazione su Amore e perdono nella poesia di Dante. Liana De Luca, richiamando l’esempio di umiltà e carità del Poverello d’Assisi, auspica una Chiesa veramente universale: «ammansirà i nuovi lupi colui che ha scelto di chiamarsi Francesco». Mario Bertini traccia un parallelo tra la santità del patrono d’Italia e quella di Madre Teresa di Calcutta, accomunati nella chiamata dal medesimo Cristo crocifisso e dall’amore per i poveri. La sezione «Tra Oriente ed Occidente» offre un toccante saggio di Costantin Necula sulla «Felicità di credere», che parte dalla Romania, dove la Chiesa Ortodossa la domenica e ogni giorno ha plasmato la pietà verso i punti di fuoco della testimonianza cristiana, arrestata, torturata dai regimi comunisti. In queste storie di orrori si staglia l’eroica figura di padre Nicolae Steinhardt, il convertito che converte, nell’itinerario che lo ha immerso nell’inferno del carcere per scoprire il Paradiso. Un esempio di comunicazione fra il mondo occidentale e orientale è proposto da Jan Wladyslaw Wos: interessanti i suoi «appunti» sulla storia polacca del Cinquecento, che vide il moltiplicarsi della produzione di opere letterarie, teologiche, filosofiche e di altre discipline. Il grande tema dell’arte religiosa è affrontato con due contributi. Piero Viotto attualizza la corrispondenza intercorsa tra Jacques Maritain e Gino Severini (uno degli «artisti italiani di Parigi»), la più importante per comprendere l’influenza che il filosofo francese ha avuto nel nostro Paese. Padre Antonio Di Marcantonio ci accosta invece all’arte come messaggio. Per il priore di Santa Croce tale è Il mosaico dell’Umanità, l’opera di Roberto Joppolo realizzata a conclusione del Giubileo della Misericordia, che ben rappresenta la società di oggi: divisa, conflittuale, ripiegata su se stessa, ma percorsa da un desiderio di maggiore solidarietà, fratellanza e di un nuovo modo di essere e di vivere.