Praga e il suo cantore
Leggere:tutti, 01-01-2017, Federico Mussano
Se la topografia è sostanzialmente l’attribuzione di valori alle coordinate dei punti osservati esiste poi, metaforicamente ma in maniera estremamente reale e intensa nell’intercettare passioni e narrazioni, la topografia letteraria che associa pagine di narrativa e opere poetiche a luoghi individuati con precisione. Quando ci si trova a camminare lungo le vie di Praga, in quel contesto – tra quartieri periferici e centro storico – che mostra la stratificazione delle varie stagioni vissute dal popolo ceco (stagioni costellate dai drammi dell’occupazione nazista e del più buio stalinismo, traiettorie di vite che dall’impero austro-ungarico giungono alla declinazione europea odierna), si può trovare una bussola, per orientarsi in storie così coinvolgenti, negli scritti di Jaroslav Seifert e nelle splendide foto in bianco e nero che corredano e qualificano il volume. Quando ci si trova a camminare … o a cor
rere vertiginosamente su quella discesa che si mostra, ripida come poche, in una fotografia delle prime pagine del capitolo “Sotto l’aquila imperiale austro-ungarica” a copertura dell’intervallo temporale che partendo dal 1901 (anno di nascita di Seifert) arriva al 1918, all’ingresso del futuro Nobel nell’Accademia operaia della Casa del Popolo. Correva per la ripida discesa della via Kràsova, il rischio di andare a sbattere violentemente contro il tram era decisamente alto ma la mamma gli aveva appena comprato un bel berretto con due nastrini neri e la corsa a perdifiato era l’unico modo per far ballare i nastrini sulla schiena: «svolazzavano, ed io ero al culmine della felicità». Terminarono infanzia e adolescenza, vennero tempi ben lontani dal culmine della felicità (“Sotto la croce uncinata del protettorato” e “Sotto la stella rossa del comunismo” i titoli di due capitoli
del libro) anche per le dolorose vicende legate alla sua salute: nel 1956 (anno del suo coraggioso intervento, assieme al poeta František Hrubín, al Congresso dell’Unione degli scrittori cechi) viene colpito da una grave malattia al sistema motorio e nel 1958 si sottoporrà a una difficile operazione di chirurgia spinale. Le varie vicissitudini lo portarono ad anni di silenzio e quando si ripresenterà ai lettori (1965) nei versi del “Concerto sull’isola” il tema della morte emergerà in modo inquietante. Morte che giungerà nel 1986, due anni dopo aver vinto il Nobel per la letteratura con una motivazione che evidenziava la «versatilità indomita dell’uomo» e cinque anni dopo la pubblicazione di “Tutte le bellezze del mondo” in cui Seifert ricorda con affetto il quartiere natio di Žižkov, testimoniato da tante suggestive fotografie in questo libro da leggere e da guardare.