Caravaggio, cazzotti e genialità: Orazio Gentileschi
Il Giornale Off, 13-07-2016, Dalmazio Frau
Se Caravaggio è ormai conosciuto pressoché da chiunque, sia per la propria zingaresca vita sia per le grandi opere da lui dipinte, di certo molti meno sapranno che egli non era solo nelle sue scorribande della Roma tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Con lui vi erano altri artisti, altrettanto inclini alla zuffa e al postribolo, e uno di essi è proprio l’oggetto del bel saggio scritto su di lui da Maurizia Tazartes, intitolato Orazio Gentileschi “astratto e superbo toscano” (Mauro Pagliai Editore).
Un testo estremamente preciso, dettagliato e documentato, arricchito da un buon apparato iconografico, che affronta con perizia per nulla didascalica la vita del padre della più nota pittrice Artemisia.
L’affresco del XVI
I secolo che ci viene dato da Maurizia Tazartes, storica dell’arte, è efficace e puntuale, sino all’ipotesi assolutamente verosimile di un Orazio Gentileschi “agente segreto” nelle grandi corti europee e nella Londra del Primo Barocco. Una monografia ricca e completa su uno degli artisti più interessanti e meno conosciuti del periodo caravaggesco, che ha il pregio di ampliare l’immensa tela dipinta di luci e ombre di un mondo così vicino al nostro.
Orazio Gentileschi si muove dunque nel teatrale mondo della Roma d’inizio secolo XVII al servizio dei potenti, cardinali e principi, spesso insieme con Onorio Longhi e Michelangelo Merisi, non soltanto dipingendo ma più spesso per insolite avventure tra i bassifondi della città e
la Curia, ottenendo plauso per le proprie opere e sdegno per la vita scellerata. Così in questo mondo variegato, dove tutto sembra e niente è, Orazio dipinge la propria vita passando di corte in corte, conquistandosi un nome dopo la scomparsa di Caravaggio e divenendo uno degli astri artistici a lui successivi e più duraturi fino a essere chiamato a operare in terre straniere. Gentileschi è un carattere complesso, che la Tazartes però delinea con dovizia di particolari e attenta cura di ricercatrice, accompagnandolo – e noi con lui – lungo l’arco della sua vita, prima all’ombra corrusca di Caravaggio, e poi sotto quella di artemisia, sino al suo epilogo, lontano nel tempo ma così vicino alla nostra sensibilità contemporanea.