I pensieri di Boetti ricamati in Afghanistan
Corriere fiorentino, 26-04-2016, Loredana Ficicchia
C’è la mano paziente di Andrea Bobo Marescalchi, nelle scacchiere ricamate a tinte vivaci di Alighiero Boetti a cui l’Accademia delle Arti del disegno, nella Sala delle esposizioni in via Ricasolo 68 dedica fino al 20 maggio la mostra Il filo del pensiero a cura di Luca Tomìo.
Al fiorentino “Bobo”, suo inseparabile assistente recentemente scomparso, è infatti dedicata la raffinata rassegna presentata a Firenze dalla Figlia Agata Boetti, che a Roma col fratello Matteo dirige l’archivio del padre. In mostra insieme alle lettere che si rincorrono nei quadri scacchiera per dar forma e senso ai pensieri di Boetti, ci sono anche le immagini che raccontano la sua vicenda in Afghanistan e in Pakistan, con le donne del luogo che per lui ricamavano sul cotone. Andava a trovarle di frequente in quelle meravigliose factory dove - racconta la figlia Agata- nell’allegro fragore di un gineceo, ricamavano col filo di lino i suoi pensieri
: “Far quadrare tutto”, oppure “Dare tempo al tempo”, “Niente da vedere, niente da nascondere”. Un’avventura lunga decenni per Boetti documentata in mostra dalle immagini della fotografa americana Randi MalkinSteinberger. Agata Boetti vive a Parigi ma per via dell’archivio torna spesso a Roma. Del padre scomparso oltre 20 anni fa ricorda i suoi frequenti viaggi in quei luoghi - dice- che siamo abituati ad associale alla guerra. “Era il periodo felice di mio padre - aggiunge- talvolta lo seguivo e quel ricordo mi riempie di allegria. La collaborazione con le collaboratrici afghane proseguì a distanza, seppur con grandi difficoltà anche dopo l’invasione sovietica del ’79. Era importante per lui assicurarsi che le condizioni di lavoro fossero ottimali e che le ricamatrici non fossero bambine”. Alighiero Boetti è considerato un importante esponente dell’arte povera, ma è nella second
a fase della sua vita col trasferimento da Torino a Roma, che s’innamora del colore e concentra la sua arte sul pensiero. Diceva: “Ci sono cinque sensi, e il sesto è il pensiero, la cosa più straordinaria che l’uomo possiede”. “Le opere di Boetti sono amatissime dai collezionisti giovani - spiega il curatore LucaTomìo a riprova che è stato un artista innovativo e lungimirante. I suoi quadretti costruiti con le lettere incastrate a scacchiera, si leggono dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra”. Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti e del Disegno, ricorda come anche le due grandi mappe di Boetti, che sono state in mostra a Palazzo Vecchio, dimostrano che l’arte può avere un’importante funzione di pace. “Un intuitivo, autentico profeta che oggi sarebbe forse un ambasciatore di pace fra i popoli di questo tormentato pianeta”. Catalogo di Polistampa.