Alighiero Boetti e i ricami afghani
La Repubblica, 15-04-2016, Gaia Rau
Accademia delle Arti del Disegno

Ha affidato i suoi pensieri a un gruppo di ricamatrici afghane, facendone coloratissime opere d’arte che esprimono concetti assoluti nella loro semplicità: “La forza del centro”, “Far quadrare tutto”, “Niente da vedere”. Celebra uno dei maestri dell’arte italiana del secondo Novecento, scomparso nel 1994, la mostra “Alighie
ro Boetti. Il filo del pensiero” all’Accademia delle arti del disegno, visitabile a ingresso libero fino al 20 maggio ( v. Ricasoli 68; martedì-sabato ore 10-13 e 17-19, domenica 10-13). Curata da Luca Tornio, racconta l’esperienza afghana di Boetti, che intraprese il suo primo viaggio per Kabul nel 1971 per poi recarvisi almeno due volte all’anno fino al 1979. La collaborazione con le ricamatrici,
documentata dalle belle foto m mostra, di Randi Malkin, proseguì poi a distanza, fra gravi difficoltà, dopo l’invasione sovietica per poi riprendere alla metà degli anni ‘80 nei campi profughi di Peshawar. Qui l’artista, racconta la figlia Agata, «si assicurava che le condizioni di lavoro fossero ottimali e che le ricamatrici non fossero bambine. Era importantissimo per lui».