L’altra storia di Firenze
Informatore, 01-03-2016, Francesco Giannoni
Cronaca e tradizioni, misteri, moda e cucina, dalle origini ai Medici

Questo libro parte proprio dall’inizio, dalle origini di Firenze, e parla in modo divulgativo, accessibile ai lettori di ogni ordine e grado, ma al tempo stesso rigorosamente scientifico. Mescola grande storia e, come ci dice Luciano Artusi, uno degli autori, «la storia minore: le feste, l’igiene, il cibo e la cucina, insomma la vita quotidiana». L’altro autore è Donatella Cirri; entrambi fiorentini docg, l’amore per la storia è nel loro dna.
Con loro impareremo, o ripasseremo, che i primi fiorentini non furono i legionari romani accampati ai piedi di Fiesole, presso l’Arno, ma quei villanoviani i cui reperti sono stati rinvenuti nel 1895 durante lo sventramento del centro storico per restituirlo a “vita nuova”.
Oltre ai “soliti” Dante, Cosimo e Galileo, visti però in modo originale e privo di retorica, spazio alle donne: fra queste Santa Reparata, forse la prima grande fiorentina, Monna Tessa, governante di casa Portinari e cofondatrice del primo ospedale moderno, Santa Maria Nova, suor Maria Celeste, dolce e colta figlia di Galileo, e l’Elettrice Palatina. Senza di lei Firenze
avrebbe forse perso le formidabili collezioni artistiche e bibliografiche, per cui tutti i membri di casa Medici avevano speso fortune (d’altra parte se lo potevano permettere).
C’è anche il gossip “per alleggerire un po’ il peso della narrazione storica”: ecco le storie d’amore fra Ippolito de’ Medici e Giulia Gonzaga, tra Federico IV di Danimarca e Maria Maddalena Trenta, nobildonna lucchese.
Infine la cucina, con ben settanta ricette che affondano le radici nella storia, anche la più antica: etruschi sono i crostini di fegatini e la schiacciata con l’uva, romani la torta di asparagi e il budino di latte e miele, e «le ricette sono desunte da testi latini coevi», ci spiega Donatella Cirri. Se vogliamo un sapore alto-medievale, proviamo la zuppa di porri, castagne e zucca, mentre un po’ più recente è il pan coi santi. Dante si beava con la torta porrea e col pollastro affinocchiato, il Magnifico Lorenzo, dopo qualche amarezza politica, poche in realtà, si rifaceva la bocca con il peposo e con la stiacciata alla fiorentina. Michelangelo, stanco dopo una giornata dedicata all’arte, si ritemprava con la trippa alla maniera di Francesco Beccuti, fine
ndo in bellezza col pan di ramerino. Il cibreo era uno dei piatti preferiti da Caterina de’ Medici, come l’anatra all’arancia.
Ma le ricette sono anche quelle di bellezza: per sbiancare la pelle, per avere bei denti o lunghi capelli. Valgono ancora oggi, provare per credere. Da notare che, ci spiega Cirri, «sono state trascritte integralmente dai testi originali di Caterina Sforza, Caterina e Maria dei Medici e dell’Elettrice Palatina. È curioso che quest’ultima, donna religiosa e di austeri costumi, pare facesse il bagno con un preparato di sua invenzione, simile a quello usato dalla cortigiana francese Ninon de Lenclos, amante di mezza Parigi».
Il panorama storico offerto è completo e, al termine del libro, che avremo avidamente letto, la storia del capoluogo toscano avrà pochi misteri.
Il racconto termina con Anna Maria Luisa de’ Medici. Infatti gli autori ritengono che, dopo l’Elettrice Palatina, la “storia di Firenze perda quella eccellenza e quella peculiarità, rimaste invariate per molti secoli”. Speriamo che gli autori ci ripensino perché, dato il valore di questo libro, un secondo che giunga fino alla Firenze di oggi è auspicabile.