Il bambino che giocava con l’acqua. L’infanzia di Gesù narrata da Maria
Cammino, 18-02-2016, Gianni Failla
Si legge tutto di un fiato il nuovo libro della professoressa Carmela Grande, nata ad Avola (dove ha trascorso infanzia e adolescenza) e trasferitasi a Firenze sin dagli anni universitari.
Si tratta di una pubblicazione particolare perché l’Autrice ha cercato di farsi raccontare da Maria, in un suo dolce monologo, l?infanzia di Gesù (“Yeshua”) e la vita quotidiana della Santa Famiglia, su cui i Vangeli dicono poco.
Carmela Grande è riuscita a dare quotidianità e voce alla madre di Gesù, risolvendo bene qualche scrupoloso problema di “ortodossia” con un lieve tocco poetico e soprattutto con una rigorosa ricerca storica su tradizioni ebraiche, usi, flora e fauna dell’epoca. L’Autrice ha rivolto il suo attento sguardo sull’infanzia di Yeshua, “ex post”, a posteriori, alla luce dei concreti fatti storici vissuti da Gesù nella sua piena maturità.
È certamente un libro di fede al femminile che può essere bene inteso pure dalla solerte sensibilità maschile che si accosti
agli splendidi stupori naturali della maternità e dell’infanzia.
Le ottantaquattro pagine della pubblicazione descrivono, nell’immaginario sogno di Carmela Grande, il racconto di Maria: la scoperta della sua gravidanza, il matrimonio, la nascita, l’infanzia e l’adolescenza del Figlio. Si scopre anche la tenera e nello stesso tempo robusta dimensione religiosa dell’Autrice che dettagliatamente consegna al lettore l’icona di una famiglia semplice alle prese con una quotidianità intessuta da prove e sofferenze ma anche teneramente plasmata da affetti e gioie, certezze di speranza nella condivisione delle novità dell’esistenza.
I ricordi come germogli escono dal cuore di Maria e si avverte l’amore di madre che non può avere fine in tutte le stagioni della vita. La pubblicazione riesce, in particolare, a far sentire Maria vicina al piccolo Yeshua, sia come madre sia come donna e (proprio nell’attuale grave contesto storico della famiglia che si frantuma sempre di più) propone riferimenti di vita forti e semplici.
r /> La Santa Famiglia si ripresenta come esempio vivo, reale per i nostri giorni e per le famiglie superficiali, distratte o divorate dall’ansia.
Il “Bambino che giocava con l’acqua”, Yeshua, era sereno, allegro, entusiasta di tutto, nei giochi si divertiva e, nella povertà, viveva libero e sereno: tra scorribande, tutto per lui era nuovo. L’Autrice poeticamente e teneramente si sofferma sul Figlio che gioca con l’acqua, simbolo di vita e salvezza. L’acqua che attira, ricrea, rende più forti, “canta dentro di noi con l’allegria lucente come un ruscelletto che salta di balza in balza e spalanca porte di un mondo nuovo”.
Queste particolari immagini diffondono la tenerezza della famiglia che “resta per sempre il luogo dove si conosce il sapore della vita, a volte amaro, la gioia di esistere e accogliere con stupore anche la monotonia di gesti quotidiani, perché ami e sei amato anche nei tuoi limiti”.
E alle “madri che si arrendono mai” l’Autrice dedica la sua originale pubblicazione.
  • Edizioni Polistampa

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  • M. Pagliai Editore

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