Sonia Santella, orti svedesi democratici
Alias de «Il Manifesto», 09-10-2016, Andrea Di Salvo
Dopo il testo dedicato ai Giardini di Svezia, e poi quello intitolato ai giardini reali, quelli dei sovrani, Sonia Santella ripercorre ora il popolare fenomeno degli orti urbani che si afferma anche in Svezia con l’inizio del ’900 per poi svolgersi fino alle sue forme contemporanee. Volta a volta, declinandosi come opportunità di integrazione alimentare; veicolo alternativo di accesso alla natura; innesco di dialettiche comunitarie; occasione per apprendere pratiche di coltivazione, con connesso incremento di coscienza civile ecologica estetica. Insomma, Bellezza per tutti. Giardini e orti urbani in Svezia, Edizioni Polistampa. Dispositivo di utilizzo dello spazio, singolare e condiviso, e assieme condens
ato simbolico inteso al miglioramento della qualità della vita in città, l’orto urbano viene assunto come una sorta di costante identitaria che fornisce risposte sociali all’industrializzazione, prima, e poi allo srotolarsi della città diffusa. I primi progetti di orti urbani vengono promossi a inizio 900 come contromisura di fronte al repentino confluire delle popolazioni delle campagne nei principali centri cittadini e fanno capo, a Stoccolma, ad Anna Lindhagen, attivista per la promozione dei diritti civili e del suffragio femminile. Che, divulgando la pratica degli orti municipali, ne individua criteri e modelli, ispirati alle architetture agricole, privilegiando omogeneità di imp
ianto pur nella varietà delle scelte orticole, e consonanza con il contesto che essi devono evocare. Questa sorta di paesaggio democratico, l’insieme di piccoli lotti con casetta dove si avvicenderanno generazioni di licenziatari, progetta, oltre la disposizione ideale di ortaggi, alberi da frutto e arbusti da bacca, uno stile di vita che presuppone la presenza di resistenti specie decorative, bordure colorate di dalie e lillà. Insomma, un luogo dove i fiori non mancano mai e vale la regola del «bello», secondo il richiamo a quella Bellezza per tutti del titolo scelto qui come tributo all’opera omonima della scrittrice svedese Ellen Key, educatrice dalla sensibilità femminista.