La storia di un vinto raccontata da Mario Bernardi Guardi
Il Tirreno, 19-06-2016, Gabriele Gasperini
Presentata, al Casale le Torri, in una sala gremita, l’ultima fatica letteraria di Mario Bernardi Guardi: “Fascista da morire”. Il romanzo del conosciutissimo ex insegnante del liceo di Pontedera, saggista e collaboratore di riviste e quotidiani, è già alla prima ristampa. La serata, organizzata dal Lions Club di Pontedera, ha avuto un relatore d’eccezione: il viceministro Riccardo Nencini, che è anche storico e scrittoe. La presenza di Nencini non è un caso visto che il senatore è anche storico e scrittore. Il senatore ha spiegato come la storia ufficiale, quella dei manuali, la scrivono i vincitori. Chi vince, quasi sempre, omette parte degli eventi e alcuni suoi protagonisti. «In “Fascista da morire” - dice Nencini - si mostra la storia da punt
o di vista di un vinto. Questo non solo è legittimo, ma anche giusto se vogliamo comprendere».
Il romanzo si svolge nell’estate fiorentina del 1944; parla della “contro resistenza” fascista, quella degli irriducibili che non volevano darla vinta agli alleati. Nel romanzo, si intrecciano le vite di figure realmente esistite con quella del protagonista immaginario Mario, un giovane fascista deciso a salire sui tetti per non tradire la memoria dei compagni già morti. Tra i personaggi realmente esistiti ci sono Curzio Malaparte, Romano Bilenchi, ma soprattutto c’è Berto Ricci, matematico, poeta, fascista-anarchico e maestro di vita di Mario.
«Lo spunto per il romanzo mi è venuto dal romanzo “La Pelle” di Curzio Malaparte - spiega il profess
or Barnardi Guardi - l’ex fascista Malaparte racconta il suo viaggio in Italia con addosso la divisa alleata. A Firenze, sul sagrato di Santa Maria Novella, egli assistette alla fucilazione di un gruppo di giovani fascisti. In questo scenario storico si dipana la storia del giovane Mario, aspirante franco tiratore. Il giovane non può che essere fascista, visto l’ambiente socio-culturale in cui è cresciuto, visto che il suo maestro di vita è stato Berto Ricci».
«Vorrei suscitare interrogativi sulla complessità della Storia - conclude il professore - ho l’interesse di chi cerca e si chiede, nel Novecento, tra le sterminate ideologie quali erano le "ragioni", gli ideali, le riflessioni storiche, le opportunità politiche, degli uni e degli altri».